I Materiali

Tutti prodotti della Bottega del Rosso  sono costruiti e modellati a mano, utilizzando esclusivamente  argilla, senza l' aggiunta di materie sintetiche che potrebbero facilitarne la costruzione ma alterarne l'esito.          Un oggetto di ceramica si ottiene foggiando, secondo una qualsiasi forma, un impasto fatto di argilla (detta anche creta) e di altri materiali ugualmente forniti dalla terra, e sottoponendo il tutto all’ azione del calore ad elevata temperatura.

Dunque:   Ceramica = argilla + calore  .

 Eccovi alcune informazioni e riflessioni che ho copiato da un vecchio manuale da ceramista della Hoepli:

Come la denominazione di “Metallo” comprende vari tipi (oro, ferro, zinco, ecc.) altrettanto quella di “Ceramica” comprende vari tipi ; (porcellane, terraglie, terrecotte, ecc.)

Abbiamo nominato l’ argilla. In realtà esistono molti tipi di argille, assai diverse tra loro. Faremo adesso conoscenza con le loro caratteristiche essenziali.

Le argille sono materiali naturali che si trovano sul suolo terrestre.

Esse sono il risultato della decomposizione di rocce feldspatiche, composte cioè d silice ed allumina, e combinate con soda e potassa.

Attraverso i millenni le forze della natura disciolsero nel feldspato gli ossidi di sodio e di potassio, lasciando la silice e l’ allumina, oltre ad acqua e a varie impurità naturali ( fra le quali spesso la calce)  e organiche;  lasciando insomma quello che si chiama argilla o creta.

In sostanza potremmo definire l’ argilla un idrosilicato di allumina.

 

Il Caolino:

I cinesi furono i primi a scoprire le particolari qualità di un certo tipo di argilla che trovavasi su “Dossi di collina” –“Kao-ling”- ; solo nel 1712 pervennero in europa i primi campioni di quell’ argilla. Come abbiamo visto, è un’ argilla residua, grossolana, non molto plastica e perciò difficile a modellarsi. Resiste all’ azione del calore, richiedendo fino a 1400-1500 gradi per cuocersi al punto giusto. Poiché tali temperature non sono ottenibili con forni ordinari, non è possibile cuocere oggetti fatti di caolino puro, al quale perciò si mescola una qualche materia che ne abbassi il punto di cottura e che agisca così da fondente.

Quasi tutti i caolini appaiono bianchi dopo la cottura.

 

Argille di sedimento…

Sono più plastiche delle argille residue; però, avendo raccolto molte impurità durante i loro viaggi, sono più scure di colore e normalmente appaiono rosse, o di color cuoio più o meno chiaro..

Il colore rosso dopo la cottura è dato dagli ossidi di ferro che esse raccolsero durante i loro viaggi. Invece la presenza di carbonato di calcio produce una colorazione giallognola.

Esistono molte varietà di argille da sedimento. Alcune di esse hanno qualità di lavorazione così buone da consentirne l’uso senza ulteriori modifiche; altre debbono essere mescolate con materiali appropriati per dare impasti soddisfacenti. 

Cuociono tutte a temperature relativamente basse.

 

I Materiali che uso io  in prevalenza sono la “Terraglia e la “Terracotta”.

I ciloom neri che talvolta trovate, sono fatti di terraglia o di terracotta, cotta in modo particolare, tra la segatura e in assenza di ossigeno, seguendo una antica tradizione indiana che però utilizzava sterco di vacca essiccato al posto della segatura...

 

 La Terraglia: La terraglia bianca dolce (detta anche tenera) è costituita da creta plastica cuocente in bianco, da silice, da carbonato di calcio o di magnesio.

  La Terracotta: è il risultato della cottura di vari tipi d’ argille, più o meno ricche di ossidi di ferro (che danno la colorazione rossastra caratteristica), di cui si aggiungono i carbonati di calcio e di magnesio, ossidi metallici, sostanze organiche incorporatesi nei giacimenti, ecc.

 Quando il carbonato di calcio è presente in misura sensibile, la colorazione tende al giallognolo.

 Gli impasti di terracotta sono i più adatti alla modellatura di ceramiche, anche perché ricevono più facilmente degli impasti per terraglia, le vernici opache (cioè gli smalti), consentendo una colorazione policroma non sempre possibile sugli impasti bianchi.

 

 Miscelamento degli impasti: Riteniamo utile darvi un’ idea del modo in cui vengono preparati gli impasti presso le fabbriche di prodotti ceramici.

 Gli ingredienti sono pesati allo stato secco; vi viene aggiunta acqua sufficiente; poi il tutto è agitato da una macchina che lo agitano per ore.

Quando la creta liquida (che si chiama anche “Barbottina”) è stata ben mescolata, viene setacciata e - se è destinato a fare vasellame bianco – viene fatto passare sopra una serie di magneti per sottrarne ogni più piccola particella di ferro, la quale produrrebbe macchie sgradevoli.

Dopo essere stata setacciata, la barbottina è pompata attraverso un “filtro-pressa” nel quale l’ acqua viene tolta e il prodotto esce sotto forma di creta plastica a sfoglie.

Se l’ impasto è destinato al colaggio in forme (stampi) di gesso le sfoglie si lasciano essiccare, poi si macinano e si trasformano in barbottina da colaggio.

Se si devono invece foggiare oggetti manualmente, a pressaggio,le sfoglie di creta non vengono essiccate ma adoperate quali sono. Utile è tuttavia lasciarle stagionare, in ambiente umido per almeno da tre settimane a tre mesi; ciò aumenterà la plasticità e le renderà più lavorabili.

Dopo la stagionatura la creta è messa in una impastatrice che la mescola di  nuovo.

Talvolta , all’ impastatrice è unita una pompa aspirante che sottrae l’ aria alla creta durante il mescolamento, per migliorarne le qualità di lavorazione.

 

 La stagionatura: La creta che rimane a lungo allo stato umido diventa gradualmente sempre più plastica. Si racconta che gli antichi ceramisti cinesi, famosi per le loro stupende porcellane, dopo aver preparato gli impasti, aggiungendovi perfino gusci di uova finemente tritati, sottoponessero quegli impasti a una stagionatura di almeno …40 anni, prima di usarli! Anzi, una cronaca del 1300 racconta che la pasta veniva sotterrata per 100 anni, prima di essere adoperata, sì che essa non sarebbe mai stata usata da coloro che la preparavano…

Può darsi che tutto ciò sia vero, almeno in parte; e questo può spiegare come il miracolo di trasparente leggerezza delle antichissime porcellane cinesi non si vada più ripetendo, nell’ attuale epoca fatta di impazienza e di frettolosità.

La stagionatura è basata sull’azione acidificante che formazioni di batteri sviluppano lentamente sulla creta.Talvolta basta aggiungere una piccola quantità di creta invecchiata ad un quantitativo più recente, per accelerare il processo di stagionatura.

 

L’Impastamento: Prima di procedere alla modellatura è assolutamente indispensabile rendere la creta omogenea mediante un prolungato impastamento.

Le prime fabbriche di ceramiche procedevano all’impastamento distendendo la creta in ampie vasche e facendola battere ripetutamente con grandi mazzuoli di legno, oppure facendola pestare a lungo sotto i piedi come si faceva per la pigiatura dell’uva. Oggi per grandi quantitativi, vengono impegnate apposite macchine impastatrici. Piccoli quantitativi possono essere più semplicemente impastati a mano, o sottoposti a ripetuti tagli.

In sostanza, l’ impastamento ha lo scopo di spezzare le fibre della creta, snervandola e riducendola ad una morbidezza assolutamente uniforme per tutta la massa. Ciò, è ovvio, è tanto più necessario quanto sono più grandi e massicci sono i pezzi da modellare.

In una creta non affatto impastata, nascono tensioni,sia stratificate sia secondo particolari direzioni, sulle quali giocano inoltre complessi fenomeni di ritiro. In tal modo il pezzo, tormentato e sollecitato da forze contrastanti, si ribella spezzandosi o sfaldandosi o fessurandosi pericolosamente sia durante la fase di essiccazione sia durante la prima cottura, quando a quelle forze si aggiungono le dilatazioni e le contrazioni dovute al calore.

 

Riflessioni: Qui ci sia permesso di esporre una teoria, a prima vista forse assurda, ma che però secondo noi potrebbe, opportunamente studiata e approfondita, condurre a risultati sorprendenti.

Tutti sappiamo come, nello spazio che ci circonda, agiscano incessanti e multiformi e innumerevoli forze fisiche: L’ attrazione terrestre e lunare, quella magnetica, i movimenti di conversione del calore, la pressione barometrica, le onde elettriche e quelle sonore, gli impulsi di luce, i raggi di ogni tipo e provenienza che attraversano perfino i nostri corpi ad ogni istante; insomma una vasta gamma di vibrazioni di ogni genere, nelle quali siamo – esseri viventi o inerti- costantemente immersi, e delle quali non ci accorgiamo un gran che, abituati come siamo a viverci dentro fin dal concepimento e oltre la morte, da sempre insomma e per sempre...

Sappiamo anche che le cose cosiddette inanimate non sono affatto inerti: Nel loro intimo agiscono moti vorticosi e incessanti di particelle, di cariche elettriche, di attrazioni e repulsioni molecolari; e sappiamo che questo turbinare di corpuscoli e di energie può essere disturbato da forze sopravvenienti.

Avvicinate infatti una calamita ad un mucchietto di limatura di ferro;  avvicinate la vostra matita a sfera, di comunissimo materiale plastico, dopo averla strofinata sull’ abito, alla cenere di sigaretta. Quei due mondi di particelle materiali, pur se apparentemente immobili si animeranno vieppiù, e in maniera del tutto visibile.

I fenomeni cui abbiamo accennato si verificano anche nell’ argilla, naturalmente. Il fisico inglese Ernesto Rutherford scoprì che, dopo essere stata raggiunta la temperatura di cottura dell’ argilla, ad un certo punto della fase di raffreddamento, le particelle di ossido di ferro (materiale magnetico contenuto in quasi tutte le argille, cui anzi conferisce la caratteristica  colorazione rossastra ), venendo a trovarsi in condizioni di relativa libertà nella massa ancora pastosa, tendono a disporsi secondo un certo orientamento, e cioè nella direzione del campo magnetico terrestre.

Anzi la scoperta è servita, a quanto pare, a calcolare il valore dell’ inclinazione del campo magnetico all’ epoca e nelle località nelle quali furono modellati, oltre 2000 anni fa, i vasi presi in esame.

Ma adesso ci poniamo una domanda: Non sembra inammissibile che l’argilla –la quale più di ogni altra materia, anzi è l’ unica materia che venga intimamente a contatto con le mani di chi la plasmi- non abbia a riceverne alcun influsso?

Siamo convinti che ad essa giungano gli impulsi magnetici ed elettrici di colui che la manipola a lungo , impulsi che “possono” talvolta ben disporla a sottomettersi docile alla volontà dell’artefice, oppure farla restìa, riottosa, scontrosa.

Diciamo questo perché riteniamo di aver notato come troppo sovente ci siano persone che trascurano ogni impastamento della creta, limitandosi a foggiarla anche in blocchi massicci, senza che costoro abbiano fastidi di sorta durante l’essiccamento e le cotture; e al contrario ci sia chi, pur seguendo coscienziosamente ogni dettame al riguardo, vede con strana frequenza spaccarsi o sfaldarsi i pezzi da lui eseguiti.

Si tratta di mutua “Simpatia” o “Antipatia”, o anche soltanto di “Empatia” ?

E’ evidente che l’ uomo – nel plasmare la creta – comunica ad essa dell’ energia calorifica; altrettanto evidente è che la composizione chimica del sudore delle mani può influire in qualche modo, anche se non ne conosciamo l’entità e la maniera, sulla composizione chimica della creta.

Possiamo dunque fondamentalmente pensare che individui dotati di particolari qualità – e magari in alcuni momenti più che in altri – possano dare alla creta da essi maneggiata un “qualcosa” di non ben determinato, possano “caricarla” o “scaricarla” elettricamente, modificandone in qualche maniera lo stato fisico, proprio come fa la biro con la cenere di sigaretta…!

Spero  con queste riflessioni  di avere illustrato a dovere le principali caratteristiche sui  materiali che adopero per fare i Vostri adorati Cilooms!!!